L’importanza di contare su se stessi

9 Dicembre 2019

L’esperienza personale mi ha insegnato che, nella sfera professionale come in quella artistico-creativa, si deve contare solo su se stessi. Mettersi totalmente nelle mani di un altro non ha senso: quasi sempre l’epilogo è di amarezza e frustrazione, al limite della fregatura.
Spesso infatti, l’affidarmi a qualcun altro sperando nell’aiuto o nella spinta affinché si avverasse qualcosa che per me era di grande importanza (ma ovviamente non per la persona su cui facevo affidamento), si è rivelato un grave errore e un’enorme delusione.
Detto questo, è chiaro che anche io (come ognuno di voi) ho qualcuno che mi appoggia e che crede in quello che faccio, permettendomi di trarne la linfa necessaria per realizzare i miei progetti.

Dell’importanza di contare solo su se stessi, ne ho avuto la riprova anche nei giorni scorsi: con sorpresa e orgoglio, prima l’editore del mio libro Il mio viaggio in Valtellina e successivamente io, siamo stati contattati dalla redazione di Linea Bianca (il programma televisivo di Rai Uno sulla montagna) per girare un ipotetico servizio sulla mia esperienza di cammino in Valtellina.
La troupe di Linea Bianca sarebbe stata in provincia di Sondrio per tre o quattro giorni per preparare una puntata dedicata alla Valfurva, ai terrazzamenti e al castel Masegra, e gli autori del programma si sono detti interessati a inserire in quel contesto anche una mia intervista.
Sorpresa e orgoglio, come detto. E, come potete immaginare, un’occasione davvero importante, un passaggio imperdibile – per me e per il mio libro – in quel luogo magico e diabolico che è la televisione.
Così, via telefono ho parlato in più occasioni con due diversi autori del programma, rispondendo esaustivamente e con piacere alle loro innumerevoli domande. E dopo qualche giorno (finalmente!), ci siamo accordati sulla data e sul luogo dell’intervista, che doveva svolgersi nei dintorni di Teglio o al castel Grumello di Montagna in Valtellina. Tutto confermato, dunque. Persino la sera prima dell’intervista quando, ancora una volta, io e una delle autrici del programma ci siamo confrontati sul luogo dell’incontro.
Davvero tutto confermato? Macché: alle 22:30, la doccia gelata. Sul cellulare – altro luogo virtuale magico e diabolico – mi arriva un messaggio inequivocabile: Perdonami l’ora… abbiamo fatto un calcolo del minutaggio e non riusciamo a inserirti in puntata, mi dispiace moltissimo.
Sedotto e abbandonato. E ferito dal modo di fare di chi mi ha comunicato la decisione finale di tagliare la mia intervista. Un messaggio (e poi un altro) fatto di parole condite con un menefreghismo quasi divertito e un cinismo irrispettoso dei sogni altrui. Quasi come fosse normale giocare con le speranze e le ambizioni delle persone.

Ma, per fortuna, ho un’età in cui la delusione si trasforma presto in accettazione della realtà e, di conseguenza, la cosa mi è scivolata addosso in fretta. Ho tanto altro a cui pensare e altro da fare, anche se mi è rimasta dentro una goccia del sentimento che ho citato in apertura di post, cioè il retrogusto di amarezza e frustrazione. Oltretutto considerando il fatto che non sono stato io a cercare di intrufolarmi nel programma, ma la redazione del programma a cercare me. Come dire: c’è chi fa e c’è chi disfa. Da solo.
Ecco perché dico che l’importante è contare sempre e solo su se stessi. Perché, pensando anche a chi più di tutti influenza e indirizza il pensiero delle persone all’interno della società moderna, se lo scopo della televisione è alimentare le speranze e poi ucciderle, se il mestiere di un politico è fare promesse e non mantenerle, se la funzione del marketing è vendere l’apparenza e non la sostanza, io continuerò a credere in altre cose.
Per esempio, continuerò a credere alla Danimarca che, a sorpresa e contro ogni pronostico, vinse l’Europeo di calcio del 1992. E lo fece senza spinte decisive da persone estranee e senza appoggi esterni. Ci riuscì perché, semplicemente, i calciatori contavano solo su loro stessi e credevano solo in loro stessi, e tutto andò per il verso giusto.