In una cabina elettorale

2 Giugno 2019

Non sono un cittadino che evita le cabine elettorali, anzi. Sono sempre andato a votare e l’ho fatto anche questa volta, a fine maggio. Per me votare è un dovere, prima ancora che un diritto.
Spesso ho preferito dare il mio voto alle persone, più che ai partiti. Alla concretezza, più che alle promesse. E tutte le volte sono rimasto deluso.
Così, per la seconda votazione di seguito, ho deciso di annullare la scheda elettorale. È in questo modo che ho votato. Con una croce lunga e sottile che ha lasciato il segno su almeno tre simboli diversi.
La mia è una protesta verso una classe dirigente – locale e nazionale – di cui non mi fido più, incapace com’è di rappresentare davvero i cittadini e di lavorare per il bene comune.

In questi ultimi anni sono arrivato alla conclusione che i politici che ci hanno governato nell’ultimo ventennio sono – almeno per la gran parte – dei mediocri e dei profittatori.
Non voglio certo cadere nello stupido luogo comune: “I politici? Tutti ladri e incapaci”. No. Esistono politici di valore, intelligenti e onesti. Esistono, senza dubbio, ma purtroppo sono pochi e non riescono a incidere con scelte corraggiose e incisive sul presente e sul futuro. Nonostante le capacità professionali e la buona volontà, le azioni dei pochi bravi politici restano isolate e occasionali. Nei casi peggiori, poi – e non succede di rado – anche loro si arrendono al malcostume nostrano e vengono risucchiati dalla mediocrità collettiva.
Non penso sia soltanto una mia opinione, quella di considerare modesta la gran parte della nostra classe dirigente. In fondo basta guardare i risultati ottenuti. Non mi sembra che il nostro Paese abbia fatto passi avanti nei due decenni trascorsi. Semmai è regredito. Basta pensare al debito pubblico, alla disoccupazione giovanile, ai servizi al cittadino, ai problemi della scuola, al disinteresse verso l’ambiente, alla corruzione e ai favoritismi sempre dilaganti. Secondo voi si intravedono speranze di rinascita? Io direi proprio di no.

Ecco perché, nello spazio angusto di una cabina elettorale triste e senza anima come l’Italia di oggi, ho annullato il mio voto. Perché sono sfiduciato, innanzitutto, deluso e stufo, e perché non credo nemmeno più ai pochi bravi politici rimasti. Poi, alla prossima votazione deciderò cosa fare. Nel frattempo valuterò se la politica locale e nazionale sarà riuscita a fare qualche piccolo passo in avanti, provando finalmente a disincastrasi dalla solita bieca inefficienza e – parola chiave di questo post – mediocrità.
E per chiarezza non ho votato scheda bianca – un altro modo di protestare – perché non ho voluto correre il rischio che uno scrutatore altrettanto mediocre e profittatore mettesse una croce al mio posto.