Il castello di Casiglio

17 Febbraio 2020

Alcuni giorni fa sono stato ospite al castello di Casiglio, una dimora storica di Erba, in provincia di Como, recuperata a metà degli anni Ottanta quando ormai era fatiscente e inagibile.
Ora, da una trentina d’anni a questa parte, il castello vive una seconda e florida vita: è un rinomato hotel a quattro stelle con ristorante e piscina, adatto a matrimoni, eventi e vacanze rilassanti grazie a un parco enorme e alla vicinanza dei laghi di Erba e dintorni, oltre a quelli più famosi di Como e Lecco.
Per me, l’occasione di essere al castello è arrivata grazie al Rotary Erba Laghi e all’invito a partecipare alla Serata valtellinese, dove cenare in compagnia dei soci del club e poi raccontare l’esperienza di cammino sfociata nel libro Il mio viaggio in Valtellina.
La serata è stata stimolante e ho avuto l’occasione di parlare a persone che già conoscevano la Valtellina ma, spero, facendolo in un modo diverso dal solito. Cioè raccontando di luoghi lontani dalle mete classiche del turismo di massa, e tentando di trasmettere le emozioni vissute proprio nello scoprire borghi, valli e luoghi inediti.

Ma pensando alla storia del castello di Casiglio, una storia centenaria le cui origini risalgono addirittura al 900 d.C. quando sull’altipiano in cui è ubicato si era innalzato un avamposto militare, ho concluso che anche molti castelli, chiese, edifici storici e abitazioni rurali della provincia di Sondrio potrebbero – anzi dovrebbero – seguire l’esempio di questo luogo per essere ripristinati e trovare così una nuova vita, in modo da non perdere le moltissime tracce che hanno lasciato nel corso della storia.
Per esempio, il castello di Casiglio – la cui costruzione così come la vediamo oggi pare sia stata voluta dal cardinale Beltramino durante la prima metà del XIV secolo, uno dei personaggi più influenti della famiglia Parravicini – fu via via abbandonato, adibito a lavori agricoli e poi trasformato in rustico dalla fine dell’Ottocento in poi. Ma, nel 1985, fu interamente ristrutturato ripristinando le parti originarie senza variazioni alla struttura. E durante i lavori, condotti sotto la direzione artistica della Soprintendenza ai beni ambientali e architettonici di Milano, sono state recuperate anche le originali pavimentazioni medioevali in lastroni di pietra e ciotoli di fiume.
Ecco perché auspico che anche in Valtellina ci sia, da parte di chi di dovere, una maggiore tutela non solo di singoli castelli ed edifici storici, ma anche di intere frazioni e borghi ormai disabitati e in rovina, indispensabili testimoni di una ricca storia culturale, sociale e perfino economica che andrebbe recuperata e custodita senza indugiare oltre.

(L’immagine che accompagna il post è tratta dal sito ufficiale del castello di Casiglio)