“Io sto con la cicala”

28 Maggio 2019

Una formica e una cicala. La prima rappresenta il sistema economico del consumismo e dell’accumulo di beni, ossia quello che è alla base della vita in Occidente, che ha già largamente dimostrato di aver fallito e che ha portato allo sfruttamento senza limiti delle risorse del pianeta; la seconda rappresenta un modello di società differente, che mette in primo piano le persone, la natura, l’equilibrio, la creatività e la coerenza, ossia una serie di concetti che si rifanno ai termini “lentezza”, “decrescita” e “sostenibilità”, teorizzati già da molto tempo con grande scandalo e sorrisi ironici degli economisti tradizionali e dei benpensanti.

Il libriccino di Fausto Gusmeroli, valtellinese nato a Tartano oggi ricercatore e docente in campo agro-ambientale, si intitola proprio Io sto con la cicala. Perché la formica è turbocapitalista e in una cinquantina di pagine tratta questi temi con un linguaggio semplice, lineare e preciso. Soprattutto fa riflettere a fondo, cosa non scontata.
Partendo dalla famosa favola di Esopo rivisitata nel Seicento dal francese La Fontaine, appunto La cicala e la formica, Gusmeroli analizza due modelli di comportamento: la crescita incontrollata e invasiva, che porta con sé il consumismo esasperato, la banalizzazione dei sentimenti e la smania del profitto; i valori originali dell’uomo, che portano invece con sé la cooperazione, la semplicità, il benessere interiore.
La prima via ci porterà inevitabilmente all’autodistruzione, mentre imboccando con decisione la seconda si arriverebbe a una società più giusta e autentica, basata non sull’apparenza ma sulla sostanza. È solo utopia? Può darsi, ma la storia ci ha dimostrato che le utopie sono realizzabili, anche se con enorme fatica. Oscar Wilde diceva: “Il progresso consiste nel far sì che l’utopia diventi realtà”.

Tornando alla favola di Esopo e alla lettura che ne dà Gusmeroli, la formica lavora a testa bassa tutta l’estate, andando avanti e indietro nel bosco per far scorta di provviste e sopravvivere all’inverno. La cicala, invece, in estate preferisce cantare, oziare e contemplare il panorama. Quando poi arriva la brutta stagione, la cicala va a bussare alla porta della formica chiedendo ospitalità, ma questa le chiude la porta in faccia: “Hai cantato? Bene… adesso balla!”. Così la cicala resta fuori, al freddo, a morire di fame, mentre la formica può godersi senza fastidi il caldo e le provviste accumulate.
Ma a essere virtuosa, però, non è la formica, bensì la cicala. È questo l’assunto su cui si basa
Io sto con la cicala. Un ribaltamento di giudizio che sembra un paradosso, ma che invece è una verità profonda. È una realtà che tutti noi abbiamo davanti agli occhi ogni giorno, ormai da tanti anni, che avvertiamo chiaramente e che sappiamo di dover sovvertire.

Chiedo scusa alla favola antica,
se non mi piace l’avara formica.
Io sto dalla parte della cicala,
che il più bel canto non vende,
regala.
Gianni Rodari