“Il trenino rosso”

18 Gennaio 2020

Non ricordo il periodo esatto, ma era il 2004. Quel che è certo, è che Il trenino rosso è stato il mio primo racconto a essere pubblicato.
Avevo partecipato a un concorso gratuito online della Scuola Holden di Torino, la famosa scuola di scrittura, cinema, giornalismo, storytelling e in generale di narrazioni fondata da Alessandro Baricco.
Senza nessuna pretesa, con tanto timore e vergogna nell’esser giudicato, avevo inviato un mio racconto breve, selezionato poi tra i vincitori. Come premio avevo guadagnato l’opportunità di partecipare a un seminario di scrittura creativa di due giorni a Napoli, dove a insegnare c’erano scrittori – veri scrittori! – del calibro di Diego De Silva e Giuseppe Montesano.
A quel seminario ci sono stato. E laggiù, a Napoli, ho realizzato che avrei potuto scrivere storie per il resto della mia vita.

Ho deciso di riproporre, qui sul blog, alcuni dei miei vecchi racconti: quelli che reputo migliori o che per me sono stati importanti per diversi motivi.
Il trenino rosso (la foto del famoso treno è tratta da Monpix) è stato pubblicato ben sedici anni fa sul sito internet della Scuola Holden e poi sul quotidiano La Provincia di Sondrio.
Con mia grande sorpresa, rileggendo il racconto per la prima volta dopo circa dieci anni, ho ritrovato alcuni temi che mi sono cari, presenti anche nel mio ultimo libro Il mio viaggio in Valtellina.
Ma se ci penso bene, non c’è nulla di sorprendente. Le opinioni sul mondo che ci circonda viaggiano solo in apparenza su un filo sottile e fragile. Questo filo, in realtà, è quasi sempre abbastanza robusto da accompagnarci tutta la vita.

Com’è giusto che sia, propongo il racconto così com’era stato selezionato, senza correzioni. Con le sue tante imperfezioni, la sua immaturità, il suo stile chiaramente influenzato da uno scrittore che all’epoca leggevo parecchio: Paolo Nori.
Buona lettura! Impiegherete circa 3 minuti.

IL TRENINO ROSSO
Sono tutti talmente presi a andare su e giù per la via pedonale piena di negozi che nessuno si accorge che da questo lato della strada ci siamo noi, io con il mio tavolo di dépliant per gite all’estero e un bambino con la sua scatola di adesivi che anche noi vogliamo vendere e arrivare alle sei di pomeriggio felici di aver servito l’economia di questo paese.
Io sto all’angolo di un piazzale davanti a un’agenzia viaggi che d’estate è sempre chiusa, ho il tavolo di legno e due sedie una tutta per me l’altra per il cliente se si vuole sedere e un ombrellone che fa ombra e rinfresca e che se cade per il vento fa più male della casa che ci ho alle spalle che sembra fatta di cenere e almeno se crolla si sbriciola, invece l’ombrellone no fa più male e il bambino sta seduto per terra un po’ lontano da me con la sua scatola di cartone che ci espone sopra gli adesivi tutti belli in mostra.
Il mio ombrellone è tutto bianco e quadrato e ai lati ci ha bandierine rosse con le croci bianche che qui siamo sul confine e la bandiera della Svizzera la conoscono tutti e sotto l’ombrellone io tutta l’estate da tre anni appena finita la scuola offro il trenino rosso che scala le montagne svizzere a vedere i paesaggi favolosi che devi solo passare la dogana.
Nella casa di cenere quando chiudo porto dentro le sedie e i dépliant invece il tavolo lo lascio di fuori che è troppo pesante e neanche gli ubriachi che girano di notte e che rompono questo e quello riescono a spostarlo.
Le altre case intorno sono di legno e sassi robusti come quelli delle baite antiche che non si sbriciolano mai e anche la casa che ci ho davanti che non sembra una baita anzi è di stile moderno e ci ha tre negozi belli non si sbriciola.
Io lo so che la colpa se non vendiamo è dello spazio vuoto tutto alle spalle che quando la gente passa ci vede solo di sfuggita perché le bandierine rosse non attirano che non si trova proprio il significato, invece le vetrine dei negozi attirano e danno sicurezza che basta guardarle per capire cosa vendono e allora la gente entra nei negozi decisa, se poi viene da me magari pensa alla Croce Rossa e di dare soldi gratis proprio non ci ha voglia oppure scopre che non è la Croce Rossa ma gite all’estero e ci rimane male che la Svizzera gli sta sulle balle.
La colpa che non si vende è anche che noi non ci impegniamo, aspettiamo e basta che devono essere i clienti a venire e fidarsi che quando poi la gente vede un ragazzo giovane giovane come me a vendere sotto un ombrellone non si fida mica, poi si accorge del bambino pensa subito che è uno zingaro e anche se fa tenerezza non si fida perché il bambino ci ha la carnagione scura e il nero sotto le unghie che gioca sempre e si sporca ma vaglielo a spiegare.
Che poi delle gite sul trenino rosso e degli adesivi a nessuno gli frega che nel mio paese qui sulle montagne bisogna comperare solo zucchero e sigarette e profumi e telefoni e prima di partire fare benzina che costa tutto la metà.
Io al bambino compro un adesivo al giorno così il bambino è contento come stamattina che mi ha venduto quello di una fabbrica di latte che ci aveva tutto lo sfondo azzurro, Intenso e senza nuvole come il cielo di oggi mi ha detto. Io gli lascio sempre il doppio dei soldi perché il pomeriggio gli affari vanno peggio che sotto la casa che ci abbiamo davanti si mettono due bambine bionde che sembrano angeli a vendere bambole e peluche, hanno un tavolino non una scatola e mettono tanta fiducia che nessuno pensa a due zingare.
Allora il bambino porta la scatola di adesivi da me e io lo mando a comperare due gelati e li mangiamo intanto che la gente passa che è talmente presa a andare su e giù che non si accorge che gli adesivi sono spariti e che il vento rischia di portare via i dépliant e la casa di cenere ma almeno a me e al bambino non ci porta via nessuno.

(La foto che accompagna il post è di Massimo Tognolini ed è tratta dal sito Monpix, un luogo virtuale con sede a Livigno dove trovare i migliori scatti di tanti fotografi delle Alpi)