“Il piccolo libraio di Archangelsk”

3 Marzo 2019

Senza dubbi Georges Simenon è l’autore che preferisco. Non mi è mai piaciuto fare liste o avere uno scrittore, un gruppo musicale o un regista cinematografico preferito, ma visto che dell’autore belga leggo almeno un romanzo all’anno, questa conclusione mi sembra scontata.

Quella che ho letto di recente – anzi che ho ascoltato in audiolibro – è la storia triste di Jonas Milk, Il piccolo libraio di Archangelsk che dà il titolo al romanzo.
Gestore di una libreria dell’usato in place du Vieux-Marché, nella provincia del Berry al centro della Francia, Jonas è un uomo mite e buono, dedito al suo lavoro e senza grilli per la testa. A differenza della sua bellissima moglie che invece lo tradisce spesso, anche se lui – appunto essendo mite e buono – non se la prende.
Un giorno, però, Gina – così si chiama la moglie di origine italiana, giovane ed esuberante – scompare all’improvviso. E un poco alla volta, ora dopo ora, l’intero quartiere inizia a sospettare che sia stato proprio Jonas a farla sparire.

In questo romanzo del 1956, pubblicato in Italia da Adelphi anche in edizione economica, Simenon si concentra – come suo solito – sulla psicologia del protagonista. E nel farlo è un maestro, in particolare grazie alla sua tipica scrittura semplice ed essenziale.
Simenon descrive benissimo come il senso di colpa si insinui, piano piano, nel cuore pacifico di Jonas, nonostante la sua ovvia innocenza. E di come questo senso di colpa lo consumi fino a condurlo a un tragico epilogo, che l’autore belga riserva forse troppo spesso – ahimè – ai suoi indimenticabili protagonisti.

(P.S.: leggi qui un altro mio post su Simenon)