“Da solo nelle terre selvagge”

25 Febbraio 2021

Quasi me ne vergogno. Ho impiegato due mesi a leggere un romanzo, cosa mai successa prima. In due mesi, di solito, riuscivo a finire almeno quattro libri. Come minimo.
Invece, in questo lasso di tempo, la sera crollavo dopo dieci minuti. Troppo sonno, dovuto a circostanze che si sono aggiunte una all’altra. Sia chiaro, tutte volute ed esaltanti, di cui vado fiero: la nascita del mio terzo figlio, con il necessario periodo di assestamento; l’impegno giornaliero per scrivere la biografia del campione di sci alpino Giorgio Rocca; il lavoro quotidiano per la liquidazione totale e la conseguente chiusura della libreria, che a breve cambierà la mia vita; l’inizio di un nuovo progetto pensato per questo blog, ossia il Diario da una vigna.

Certo, a essere sincero il libro che avevo in mano non mi ha aiutato a restare sveglio qualche minuto in più: l’osannato – ma a mio modo di vedere, ordinario – The Outsider di Stephen King, che alla lunga non mi ha coinvolto più di tanto. Anche se, come detto, la causa principale di difficoltà nel terminare il thriller in questione è da attribuire alla stanchezza personale e non solo al libro in sé.
Tuttavia, sono davvero felice di aver iniziato a tutta birra un’altra lettura, senz’altro più adatta ai miei gusti e, francamente, più avvincente: Da solo nelle terre selvagge di Dick Proenneke e Sam Keith, edito da Piano B.
La storia vera di un uomo che, a cinquant’anni, ha deciso di andare a vivere in una terra incontaminata, sulle rive di un meraviglioso lago in Alaska. Si è costruito una casa di tronchi e ha preparato il necessario per essere autosufficiente, sopravvivendo al susseguirsi delle stagioni senza le infinite comodità offerte dalla società moderna.
Una trama che, in me, è capace di aprire un’enorme immaginario fatto di avventura, natura, essenzialità e pace. E che basta e avanza a tenermi sveglio la sera.